Manovra sulle pensioni, la nuova Legge di Bilancio cambia tutto: chi saranno i favoriti? Tutto quello che c’è da sapere sulla Quota 103.
Il nuovo Governo ha deciso definitivamente i dettagli sulla manovra sulle pensioni. La Legge di Bilancio 2023 è già in forma di bozza ufficiale e per quanto riguarda l’ambito pensionistico la situazione è cambiata. Da Quota 102 si passerà a Quota 103. Ma dal punto di vista logistico, come funziona? A chi andrà la pensione? In quale forma? Sono tante le domande degli italiani per capire quali saranno le differenze rispetto alla riforma di quest’anno. Vediamo allora insieme chi sarà il favorito, chi potrà far domanda e chi invece andrà in svantaggio: tutti i dettagli sul progetto pensionistico del Governo Meloni.
Si tratta di una misura diversa, che coinvolgerà un numero inferiore di lavoratori e che avrà un impatto più limitato per le casse dello Stato. Come ogni misura temporanea, escluderà alcuni sfortunati lavoratori, che dovranno attendere la possibile riforma del 2023 per sperare di poter andare in pensione prima. Con l’attuale Quota 102 ci si stava di fatto rivolgendo a lavoratori e lavoratrici che avessero iniziato a lavorare entro i 26 anni (64 anni di età e almeno 38 di contributi). Con la nuova Quota 103 invece si apriranno le porte del pensionamento agevolato e anticipato principalmente a coloro che hanno iniziato a lavorare entro i 21 anni (62 anni di età e almeno 41 di contributi). Ma vediamo quali saranno gli effetti nello specifico.
Da Quota 102 a Quota 103, le nuove direttive del Governo in ambito pensioni: cambierà tutto
C’è chi pensava che la Quota 103 fosse la stessa riforma di quest’anno con l’aggiunta di un’unità. In realtà si è trattata di una fake news perché leggendo la bozza della nuova Legge di Bilancio è facile capire che si tratta di una manovra completamente differente rispetto a quella di quest’anno. Nello specifico, l’innalzamento dell’asticella da 38 a 41 anni di contribuzione avrà un doppio effetto: da un lato restringe la platea degli aventi diritto, di fatto limitata ai lavoratori semi-precoci, che hanno iniziato a lavorare quindi entro i 21 anni (o a chi ha iniziato dopo, ma è più in là con gli anni); dall’altro rende il beneficio dell’anticipo decisamente più limitato. In pratica c’è uno sconto sul requisito contributivo di soli 10 mesi per le donne e di un anno e 10 mesi per gli uomini rispetto ad ora.
Un’ulteriore limitazione è legata al valore dell’assegno: con Quota 103, negli anni dell’anticipo si potrà percepire una pensione non superiore a 5 volte il minimo (circa 2.000 euro netti al mese). È quindi una misura che potrà far sentire il suo impatto su chi oggi guadagni cifre superiori ai 3.000/3.500 euro netti al mese di stipendio. Passando invece agli esclusi da Quota 103, basta guardare le tabelle: due gemelli oggi 63enni, nati nel 1959, avrebbero due storie pensionistiche ben diverse a seconda che abbiano iniziato a lavorare con regolarità a 23 o 24 anni: il primo maturerebbe i 41 anni di contributi giusto nel 2023, rientrando in Quota 103. Il secondo invece li maturerebbe nel 2024 e dovrebbe quindi solo sperare in una nuova possibile riforma nel corso del prossimo anno: nell’attesa, per lui la pensione avverrebbe solamente nel 2026, a quasi 67 anni di età, con 42 anni e 10 mesi di contributi.
Meglio andare in pensione quasi due anni prima, ma con il 6% di pensione in meno, oppure continuare il lavoro per due anni e prendere un assegno pensionistico pieno? Questo potrebbe essere il nuovo dilemma del 2023 per i lavoratori che rientreranno nella nuova quota 103.