Siamo agli sgoccioli: la manovra sulla Legge di Bilancio 2023 verrà chiusa, ma cambierà tutto. Eliminato un importante bonus
Rush finale per la manovra Meloni. Sarà un weekend di lavoro per Palazzo Chigi e i partiti della maggioranza per sciogliere i nodi ancora aperti e arrivare entro lunedì, quando cominceranno le votazioni in commissione Bilancio, ad un accordo sulle modifiche da apportare al testo della Legge di Bilancio per il 2023. Il Governo ha proposto tantissime modifiche, in gioco circa 3mila emendamenti che, dopo il lavoro di scrematura, dovranno ridursi a 450.
Dallo stop al bonus cultura al fondo nonni, è caos sulla manovra di bilancio 2023 che il governo Meloni deve approvare entro la fine del mese di dicembre, per evitare di cominciare l’anno nuovo senza una legge che lo autorizzi a prelevare e spendere denaro, entrando quindi nell’ambito del famigerato “esercizio provvisorio”.
Quest’anno le decisioni si sono ritardate di molto, da una parte per via della linea completamente differente rispetto al Governo precedente, dall’altra il problema sta nel fatto che le elezioni straordinarie sono state svolte a fine settembre, in questo modo il nuovo assetto ha trovato molta più fatica a riorganizzare tutto. Nonostante il limite di 450 emendamenti al testo, ad esempio, la sola maggioranza ne ha proposti circa 600, facendo scattare così la reazione delle opposizioni che hanno fatto impennare il totale a 3mila. Restando in tema culturale, se da una parte la Lega vuole dare agevolazioni fiscali ai musicisti più ricchi, l’intera maggioranza è concorde nel tagliare il bonus cultura per le persone con 18 anni di età.
Un emendamento a firma di Fratelli d’Italia, Lega e Forza Italia chiede così di eliminare 18 App, bloccando i 230 milioni di euro annui dedicati ai neo maggiorenni per comprare libri, andare al cinema, a teatro, partecipare a concerti o spettacoli dal vivo e visitare musei o mostre. Si tratta dei 500 euro che annualmente viene dato a tutti i 18enni, cifre da spendere interamente in ambito cultura e tech.
“Preoccupa perché – dice il presidente di Confindustria Cultura Italia, Innocenzo Cipolletta – 18 App è uno strumento fondamentale per stimolare i consumi culturali di tutte le tipologie: grazie a questo incentivo i 18enni di ogni anno comprano libri, musica, cinema, audiovisivi, giornali, ingressi a musei e mostre. I risultati, innegabili, sono stati molto positivi, tant’è vero che anche altri Paesi hanno questo dispositivo, Francia, Spagna e adesso Germania ci hanno copiato mutuando questo approccio” queste dichiarazioni mettono in luce la pericolosità del penalizzare le industrie ma anche i giovani consumatori che in questi ultimi anni sono stati spinti da quest’incentivo ad avvicinarsi alla lettura e alla musica, più in generale all’arte.
Gli fa eco l’Associazione degli editori indipendenti: “L’eliminazione di 18 App, o quanto meno un ridimensionamento così drastico dei fondi previsti avrebbe una ricaduta molto negativa su tutta la filiera del libro. Quello del libro è il comparto culturale economicamente più rilevante, ma ha estremo bisogno di sostegni economici e agevolazioni fiscali”. L’Aie ha registrato una flessione del mercato del libro del 2,3% nei primi undici mesi del 2022 rispetto agli anni precedenti: la situazione non è delle migliori, questo potrebbe diventare un altro colpo basso.
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