Il Covid ha cambiato il nostro modo di vivere: è un dato di fatto. Sono arrivati i primi segnali della recessione
La crisi inizia a mordere sul territorio, soprattutto nel Mezzogiorno, allargando il divario con il resto del Paese. Questi sono i dati di fine anno analizzati da Il Sole 24 Ore. Sono già arrivati i primi sintomi di un paese che arranca, sotto shock per l’aumento repentino dei prezzi. Le famiglie rimangono schiacciate sotto il peso di un’inflazione mai stata così alta dai primi anni Ottanta e il caro energia si abbatte su imprese e amministrazioni locali, in difficoltà nella gestione dei budget, costrette ad abbassar serranda.
Di questi fenomeni è rappresentante la 33ª edizione della Qualità della vita del Sole 24 Ore. L’indagine fotografa il livello di benessere nei territori in base a 90 indicatori, di cui 40 aggiornati al 2022. Dalla classifica 2022 pubblicata dal quotidiano d’economia ore fa, viene fuori che ci sono stati sostanziali cambiamenti per quanto riguarda diverse realtà.
Risulta Bologna la provincia italiana in cui si vive meglio in assoluto: il capoluogo emiliano torna in vetta alla classifica generale della storica indagine che viene pubblicata ogni anno, dal 1990. Si tratta della quinta medaglia d’oro dopo quelle conquistate nel 2000, 2004, 2011 e 2020. Sul podio ci sono anche Bolzano e Firenze, terza dopo una scalata di otto posizioni rispetto al 2021 (non di certo un dato da poco), 24 posizioni se si fa un salto dal 2020: in soli due anni.
Tra le prime dieci entra anche Parma al 9° posto, con Reggio Emilia a breve distanza al 13°. E in cima alla classifica ci sono anche altre tre province toscane: Siena insegue Firenze e arriva al 4° posto (+11 posizioni), e Pisa è decima (+12 posizioni). Resta salda la leadership della provincia di Trento al 5° posto.
Peggiorano, in particolare, le performance di alcune città metropolitane. Milano – che nel 2022 era in seconda posizione– resta nella top ten ma scivola all’ottavo posto sotto il peso degli indicatori di Ricchezza e consumi che quest’anno premiano realtà più “piccole”: sempre in testa in Affari e lavoro, viene invece penalizzata fortemente, tra le altre cose, dalla elevata incidenza (arrivata oltre il 60% in città) dei canoni di locazione sul reddito medio, diventata ormai insostenibile. Avere casa a Milano è impossibile per molti e anche le stanze arrivano a prezzi esorbitanti facendo cadere vertiginosamente la qualità di vita.
Roma anche perde ben 18 posizioni e si attesta al 31° posto, poco sotto Genova (27ª). Alla Capitale va il record negativo nell’indice di litigiosità. Seguono Torino addirittura al 40° posto (-12 rispetto al 2021), Palermo all’88° e Napoli al 98°. In discesa di otto posizioni: la prima penalizzata dalla scarsa qualità dell’aria e dall’elevata incidenza di crimini denunciati; la seconda dall’alta quota di beneficiari di reddito di cittadinanza e la terza dalla più elevata densità abitativa e dal record negativo di rapine su strada.
Dai numeri, più in generale, emerge l’urgenza per alcuni territori di investire nel digitale, nelle rinnovabili, nella sanità e nell’istruzione, ma soprattutto l’urgenza di una rivalutazione per il sud che continua a peggiorare creando un divario sempre più profondo e incolmabile.
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