Attenzione alle bollette di luce e gas: bisogna imparare a capire cosa fare se l’aumento risulta ingiustificato
In questo momento di caos per quanto riguarda bollette luce e gas, bisogna capire nel dettaglio quando l’aumento è giustificato e quando no. Infatti, ad esempio, fino ad aprile 2023 sono vietati i rinnovi di contratto che prevedono un aumento della bolletta.
L’Antitrust non poteva dirlo in modo più chiaro. E dopo aver intimato a fine ottobre a Iren, Iberdrola, E-On e Dolomiti di fare marcia indietro, ora fa la stessa cosa con Eni, Enel, Hera, A2A, Edison, Acea ed Engie. Cioè l’80% delle utenze di luce e gas del nostro Paese. Molti gestori stanno continuando a ritoccare i contratti al rialzo, in un certo senso speculando sulla situazione già molto problematica, portando così i clienti a ribellarsi ai numeri verdi e a contattare la stampa.
Nonostante da quasi due mesi Antitrust abbia chiarito che i rinnovi (o presunti tali) equivalgono a una modifica unilaterale, che il decreto Aiuti-bis ha sospeso fino al prossimo aprile, i gestori sembrano continuare a fare i finti sordi. I sette gestori interessati dal provvedimento dovranno quindi mantenere i prezzi invariati fino ad aprile e, se la modifica è già stata fatta, ripristinarli. Vediamo quindi come contestare se ci si è accorti di un cambio eccessivo di costi in bolletta.
Come riconoscere se l’aumento luce e gas in bolletta è da contestare?
Cosa succede adesso, e come riconoscere se la lettera che ci è arrivata dal nostro gestore è da contestare? Il quadro, a oggi, sembra davvero molto chiaro: il mercato libero di luce e gas è cristallizzato fino a primavera. Ogni lettera che annuncia un aumento del costo della materia prima dovrebbe quindi essere contestato alla società, attraverso un reclamo formale.
E se il gestore va avanti per la sua strada? A quel punto a noi tocca appellarci all’Antitrust, ma anche ad una procedura di conciliazione (conciliazione.arera.it). È un modo per risolvere le controversie senza andare in tribunale, senza costi e soprattutto con la certezza di chiudere in massimo 90 giorni. Un unico rinnovo contrattuale in realtà sfugge dal decreto Aiuti Bis ed è proprio quello a evoluzioni automatiche, un tipico esempio è il contratto a prezzo fisso che poi dopo 12 o 24 mesi si trasforma in variabile.
In questo modo, l’ente giustifica l’aumento con il fatto che il contratto stesso preannunci un cambio di prezzo, che appunto essendo variabile, potrebbe sia salire che scendere in base al periodo. Se tutto questo era previsto in modo puntuale nel contratto firmato dal cliente, la modifica entra in vigore subito. Insomma, per capire se potrete far richiesta di contestazione dovete stare molto attenti a controllare le bollette: leggetele per filo e per segno.